A.C.1637-A
Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, stiamo esaminando il provvedimento che contiene le due misure bandiera della maggioranza: il reddito di cittadinanza e quota 100. Non credo che nessuno in quest'Aula possa dichiararsi contrario alle finalità dichiarata dalla prima di queste misure, il reddito di cittadinanza: favorire misure di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale. Però, colleghi, vedete il problema è che le modalità attraverso cui la misura del reddito di cittadinanza viene realizzata tradiscono completamente tali finalità. I miei colleghi hanno descritto molto bene una serie di tradimenti. Io mi concentrerò su quello che ritengo il tradimento più grave delle finalità: quello che è stato consumato ai danni delle persone con disabilità. Mi dovete consentire di fare un po' di cronistoria del provvedimento perché in quest'Aula mi sembra che ci sia un'amnesia temporanea. Quando la legge di bilancio è arrivata in Aula, il Partito Democratico vi ha fatto una proposta: vi ha proposto di potenziare il reddito di inclusione, come veniva chiesto da tutte le associazioni che si occupano di povertà, e, con i denari che venivano risparmiati dalla mancata realizzazione del reddito di cittadinanza, per come l'avevate pensato, vi abbiamo proposto di implementare una misura universale per la non autosufficienza. Ci avete detto di no e, mentre ci dicevate di no, pubblicate su tutti i social network un bel manifesto in cui, tra le cose fatte, grazie alla legge di bilancio, indicavate l'aumento universale delle pensioni di invalidità. Il 3 gennaio il Vicepremier Di Maio dichiarava: le pensioni minime a 780 euro come le pensioni di invalidità a 780 euro partiranno tra febbraio e marzo. I soldi però non c'erano - lo sapevamo noi e lo sapevate voi - e quindi è partita la seconda fase della propaganda. L'altro Vicepremier Matteo Salvini, il 9 gennaio, diceva: senza fondi per le pensioni di invalidità non voteremo il reddito di cittadinanza. Lo stesso giorno il Ministro per la famiglia e le disabilità, Lorenzo Fontana, risvegliatosi dal grande sonno, dichiarava: senza risposte concrete alle richieste del mondo della disabilità e delle famiglie questa bozza non avrà il nostro supporto.
Il 10 gennaio l'onorevole D'Uva dichiarava: abbiamo rifinanziato il Fondo per i disabili e integreremo le pensioni di invalidità fino alla soglia dei 780 euro; lo prevede la bozza di decreto che sarà approvata a breve. Bene, abbiamo dovuto attendere il 13 febbraio perché il sottosegretario alla disabilità, Zoccano, dovesse dichiarare che l'aumento delle pensioni di invalidità non c'era e dovesse dire: “con un certo imbarazzo…” - vi riporto le sue parole - “…chiedo ai cittadini con disabilità e alle loro famiglie di avere ancora un po' di pazienza”. Presidente, attraverso di lei, mi rivolgo al sottosegretario Cominardi, che è stato con noi in Commissione in maniera eroica: voi avete detto per tre mesi bugie gravi, perché sono bugie che avete detto a persone in difficoltà e cinicamente noi potremmo essere anche soddisfatti della figuraccia che avete fatto ma non lo siamo, perché, quando le istituzioni mentono ai cittadini, creano una sfiducia in tutte le istituzioni che è una ferita per la democrazia. Dopo queste bugie ci saremmo aspettati che, per lo meno, il provvedimento fosse equo nei confronti delle persone con disabilità: diciamo non vantaggi ma almeno giustizia. Ecco, come si traduce la giustizia? Voi prevedete che la pensione di invalidità, che dovevate aumentare, non la aumentate ma la conteggiate ai fini del reddito delle famiglie: una misura, cioè, che viene riconosciuta alla persona con disabilità va a incidere sulla misura del reddito di cittadinanza che verrà riconosciuta alla famiglia di cui fa parte. Sapete di quanto è diminuito il reddito di cittadinanza? Di 3750 euro l'anno. Tutte le associazioni vi hanno chiesto di rivedere questa iniquità: non lo avete fatto. Ma non solo, non avete avuto neanche la decenza di prevedere un parametro specifico che valorizzasse adeguatamente la presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare. Perdonatemi, ma se voi pensate di cavarvela con l'emendamento farsa che avete presentato tre giorni fa, avete sbagliato. Quell'emendamento si limita a prevedere un correttivo applicabile al coefficiente massimo che tradotto in soldoni vuol dire dare 50 euro in più al mese non, come volete far credere, a tutte le famiglie che hanno una persona con disabilità ma, sapete a quali famiglie? Alle famiglie con almeno quattro componenti maggiorenni o alle famiglie con almeno tre maggiorenni e due minorenni. Nemmeno una famiglia con tre figli, di cui uno disabile, prenderà i 50 euro al mese. Questo è quello che avete fatto. E la dimostrazione di quanto sia residuale quell'ipotesi sta nel fatto che voi su quella misura mettete 6 milioni: tante poche sono le famiglie che verranno avvantaggiate di questo coefficiente che ci mettete 6 milioni. Avete annunciato con la grancassa che tutte le famiglie che hanno una persona con disabilità potranno accedere alla pensione di cittadinanza: no, non è così. Voi avete accolto solo una delle richieste fatte da tutte le associazioni, che si erano trasformate in emendamenti di tutte le opposizioni, prevedendo che una famiglia in cui ci sono due genitori ultrasessantasettenni, che hanno a carico un figlio con disabilità, potranno avere accesso alla pensione di cittadinanza: grazie, grazie davvero. E sapete quanto è residuale quell'ipotesi? Sei milioni di euro: di questo stiamo parlando. Avete rigettato la sequenza di tutti gli emendamenti che noi del PD, ma con tutte le opposizioni, vi abbiamo presentato per richiedervi di valorizzare la presenza delle persone con disabilità in una famiglia, riconoscendo un principio - posso dirvi - elementare cioè che, a parità di reddito, una famiglia che ha un componente con disabilità è più povero. Io ho provato a spiegarvelo in Commissione: una persona con disabilità non può vivere in una casa senza ascensore; ha bisogno di un bagno più grande; ha bisogno spesso di fare lavori di ristrutturazione per poter rendere quel bagno accessibile; ha bisogno di macchine più grandi; ha bisogno di adattare quelle macchine: la vita è più costosa. Avete accettato gli emendamenti? No. Ma c'è di più: avete rigettato anche quasi tutti gli emendamenti che non vi costavano niente, che non aumentavano di un euro il costo della misura. Vi faccio due esempi: uno è l'emendamento che ha presentato la collega Versace, che vi chiedeva di prevedere che, in una famiglia in cui un componente si dimette dal lavoro per curare una persona con disabilità o una persona che ha una malattia grave, quelle dimissioni non venissero considerate ai fini della perdita del beneficio del reddito di cittadinanza. Vi abbiamo spiegato che era importante, perché quando in una famiglia nasce un bambino con disabilità, quella famiglia è sconvolta, ha bisogno di tempo per organizzarsi, e spesso uno dei due genitori è costretto a lasciare il lavoro. Avete accettato questo emendamento? No. Non avete accettato neanche un mio emendamento che vi chiedeva, per le famiglie che hanno un bambino con disabilità, di prevedere che i genitori non potessero essere mandati ad accettare un lavoro a più di 30 chilometri di distanza. È vero che il caregiver è esonerato dal patto di lavoro, ma l'altro genitore, se deve andare a 100 chilometri di distanza per lavorare, vuol dire che ogni giorno deve fare un'ora e mezza ad andare e un'ora e mezza a tornare dal posto di lavoro. Cioè, voi lasciate solo il caregiver con il proprio figlio, e non capite l'importanza di avere due genitori vicini. Anche a quello avete detto di no, che era a costo zero, non vi costava niente. Avete detto di no a tutti. In Commissione avete dimostrato che voi non avete la più pallida idea di qual è la vita di una persona con disabilità e, mi spiace dirlo, avete anche dimostrato una certa indifferenza, perché non avete accettato nemmeno un emendamento. Noi ripresenteremo tutti gli emendamenti. So che in quest'Aula ci sono tante persone sensibili, anche nella maggioranza, credo e temo che porrete la questione di fiducia per togliervi dall'imbarazzo di dover dire di no a degli emendamenti che, posso dirvi, non sono neanche di buon senso, sono di umanità, sono di semplice umanità.
Noi, ad ogni parere negativo che avete dato a questi emendamenti vi abbiamo chiesto di spiegarci la ragione, e tutte le volte la risposta che ci è stata data è che questo Governo e questa maggioranza sono molto sensibili al tema della disabilità e che ci penserete. Colleghi, ve lo dico col cuore: la disabilità non è un tema, la disabilità, anzi le disabilità - imparate anche questo - sono tante condizioni diverse, con tanti bisogni diversi a cui occorre dare una risposta. Ecco, la misura della vostra sensibilità al tema - come lo chiamate voi - della disabilità, ai bisogni delle persone con disabilità, dei cittadini con disabilità in questo provvedimento, sapete quanto cuba? Dodici, tredici milioni di euro. Cioè, su 11 miliardi che voi appostate il primo anno, alle persone con disabilità dedicate lo 0,1 per cento: questa è la misura della vostra sensibilità. Ma c'è di più: la misura della vostra sensibilità l'abbiamo misurata - scusate il gioco di parole - nella notte tra venerdì e sabato, quando, alle 2 di mattina, avete presentato un emendamento - per fortuna vi abbiamo costretto a ritirarlo - in cui prevedevate che una persona anziana o una persona con disabilità con un badante dovesse diventare il sostituto d'imposta, cioè dovesse pagarsi un commercialista per fare una trattenuta alla fonte. Sapete qual era la sanzione prevista per ritardi o errori? Il 30 per cento. Questa è la misura della vostra sensibilità. Allora, ve lo dico veramente con tutto il rispetto e col cuore: questa sensibilità, se è così, potete tenervela. Tenetevela, perché non serve a nulla. Voi avete istituito un Ministero delle disabilità, e quando noi ci siamo detti preoccupati delle aspettative che questo Ministero poteva creare, in quest'Aula il sottosegretario Zoccano ci ha invitato ad essere intelligenti, e ci ha detto: cercate di essere intelligenti, capite, sarà una voce forte e univoca che parlerà per le persone disabili in Consiglio dei ministri. Bene, ad oggi quella voce è muta, l'unica volta che ha parlato è stata per chiedere alle persone con disabilità di avere ancora un po' di pazienza.
Voi oggi siete al Governo, a voi non è richiesto di fare vaghe dichiarazioni di umanità, di solidarietà, di sensibilità, a voi è chiesto di dare risposte ai bisogni delle persone, anche ai bisogni delle persone con disabilità, ma, prima di tutto, vi è richiesto di dire la verità, vi è richiesto di smettere di bandire i bisogni delle persone a fini propagandistici. Noi, fino ad ora, abbiamo visto solo propaganda - consentitemi di dirlo - cinica e spesso crudele. Correggetevi, perché su questo noi non vi daremo tregua.